venerdì 16 aprile 2021

La democrazia delle opinioni e quella dei bisogni


Spiega Giuseppe Duso in un 'intervista che potete leggere qui:
"E' da superare la riduzione della partecipazione all’atto delle elezioni, nel quale ciò che effettivamente si afferma non è la volontà o l’interesse o il concreto della vita di chi vota, ma la sua opinione, con la conseguenza che chi si afferma concretamente è colui che ha la capacità e i mezzi per formare le opinioni. Il compito che ci sta di fronte è invece quello di intendere la partecipazione come il coinvolgimento, non delle opinioni, ma dei bisogni, delle esperienze e delle competenze dei cittadini, di ciò che caratterizza il concreto della loro vita."
Finché continueremo ad affidare il governo del paese a dei politici di professione, ormai quasi totalmente asserviti agli interessi di industria e finanza, non ne usciremo.
Duso aggiunge infatti che "se nel dispositivo concettuale moderno emergono delle contraddizioni, nasce immediatamente la necessità di pensare la politica in modo diverso: si tratta del secondo momento della filosofia politica, quello della proposta, cioè del ‘disegno della città’." La proposta dello studioso è quella di un sistema federalistico, alla base del quale ci sia "l’originarietà non dell’individuo, ma della relazione; la pluralità del popolo; la necessità di intendere il comando nella forma non del potere – rappresentativo – ma della relazione di governo; la partecipazione politica sulla base dei bisogni e delle competenze, e di quelle differenze che solo nei gruppi e nelle aggregazioni possono emergere politicamente e avere una funzione politica, e non nei singoli in quanto tali."
Noi la nostra proposta l'abbiamo avanzata, e può benissimo realizzarsi in forme federative. Se e quando si sedimenterà e diventerà "sentire comune" o almeno ampiamente maggioritario, si aprirà concretamente la possibilità di un cambiamento e della costruzione di una nuova e migliore "città". Fino ad allora, saremo costretti ad assistere ai noiosi e ipocriti balletti della politica elettorale e a dimenticare i nostri bisogni, sottostando a quelli di chi governa l'economia e l'informazione.





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