domenica 22 marzo 2020

Cosa cambierebbe in una vera democrazia



In questi giorni, frastornati da notizie contraddittorie sull'emergenza sanitaria da coronavirus (chiudere tutto... lasciare tutto aperto... quarantena per tutti... immunità di gregge...), ci vogliamo tenere più che mai alla larga dalla politica vissuta come tifo da stadio. Non ci interessa se il governo in carica sta facendo bene o se altre forze politiche avrebbero fatto meglio. Preferiamo riflettere su come avrebbero potuto essere le cose se al posto di questa pseudo-democrazia gestita da un'Aristocrazia Elettorale di sedicenti Rappresentanti del Popolo ci fosse stata una REALE democrazia, basata su un'architettura istituzionale come quella di cui abbiamo parlato in un precedente post e nella quale le decisioni venissero prese da "normali" cittadini chiamati a occuparsi della cosa pubblica a vario titolo e per periodi di tempo diversi ma comunque non più lunghi di due o tre anni UNA SOLA VOLTA NELLA VITA.




La riflessione è molto semplice: da quello che si riesce a desumere dalle informazioni (talvolta quasi terroristiche) con cui veniamo quotidianamente bombardati, per l'Italia il problema sostanziale è che se il numero di malati gravi superasse un certo livello, le strutture non sarebbero più in grado di gestire la situazione. E la causa, come anche giornali abitualmente filogovernativi ormai ammettono tranquillamente, è che i politici eletti negli ultimi venti-trent'anni hanno lavorato a un metodico, pervicace smantellamento delle strutture sanitarie pubbliche a favore di una sanità privata che si è parallelamente arricchita a dismisura (e per riuscirci non ha lesinato cospicue bustarelle ad amministratori di tutti i livelli: basti il caso di Formigoni per tutti). In dieci anni, scrive tra gli altri l'Huffington Post, sono stati tagliati 37 miliardi alla sanità pubblica.




Questo è stato possibile perché a prendere decisioni di governo ci sono dei politici di professione mossi solo dal proprio interesse e da quello di chi li finanzia più o meno legalmente. Ed eccoci al punto: come andrebbero le cose se a decidere come spendere il denaro pubblico invece degli attuali venditori di fumo preoccupati solo di mantenere la propria poltrona e servire i loro sponsor ci fossero dei "normali" cittadini? Pensiamoci.




Se foste voi, a essere chiamati - per tre giorni o per tre anni - a fare il vostro dovere di cittadini scegliendo se aumentare o diminuire la spesa della sanità pubblica, cosa decidereste sapendo che, terminato il vostro breve "servizio civile", tornereste a essere un normale cittadino che usufruisce dei servizi sui quali siete stati chiamati a legiferare? Vi preoccupereste di arricchire qualche speculatore privato, o pensereste a garantire per tutti gli anni a venire un servizio pubblico efficiente e gratuito per voi e la vostra famiglia?

Rifletteteci: se negli ultimi vent'anni fossimo stati noi cittadini, a turno, a prendere le decisioni, sarebbero stati tagliati quei 37 miliardi alla sanità pubblica? O saremmo tra le nazioni in grado di affrontare serenamente l'emergenza sanitaria di questi giorni invitando sì alla prudenza e al buon senso, ma senza dover chiudere in casa un'intera nazione perché NON CI SONO STRUTTURE SANITARIE SUFFICIENTI?
Forse la nostra insistenza sul progetto (utopistico?) di abbandonare questa finta democrazia per provare a realizzarne una VERA potrà sembrarvi una fissazione un po' balorda da accogliere con un sorriso di compatimento, ma i numeri (e i possibili morti per insufficienza di sale di rianimazione) ci costringono oggi a riflettere seriamente. Il fatto è che quelli che vi illudete essere i vostri "rappresentanti" non si occuperanno MAI del vostro/nostro interesse (basta vedere qui, a ennesima conferma, qual è la loro unica preoccupazione), ma solo del loro e di quello dei poteri economici che li sostengono.



A che serve un presidente?

Con la grancassa di giornali e tivù (e inevitabili riverberi sui social) sta andando in onda l'elezione del presidente della repubblica....