giovedì 5 giugno 2025

Referendum... meglio che niente!


Fra qualche giorno si terranno le votazioni per cinque quesiti referendari.
Nel sistema prettamente oligarchico gestito dalle Aristocrazie Elettorali di partiti tra l'altro ormai privi di qualsiasi contenuto ideologico (e questo è un bene) ma anche ideale, il referendum è - con tutti i limiti decisi dall'Assemblea Costituente - l'unica forma di reale democrazia di cui disponiamo.
Attingendo al nostro saggio, di cui avete visto qui sopra la copertina, ricordiamo qualche informazione sull'argomento: 

In Italia, accanto al referendum obbligatorio per cambiamenti della Costituzione decise dal Parlamento previsto all’articolo 138 (“Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si ricorre a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi”) esiste soltanto il referendum abrogativo previsto dall’articolo 75: “È indetto referendum popolare per deliberare l’abrogazione, totale o parziale, di una legge o di un atto avente valore di legge, quando lo richiedono cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. Non è ammesso il referendum per le leggi tributarie e di bilancio, di amnistia e di indulto, di autorizzazione a ratificare trattati internazionali. Hanno diritto di partecipare al referendum tutti i cittadini chiamati a eleggere la Camera dei deputati. La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. La legge determina le modalità di attuazione del referendum”. Come si vede, in base alla Costituzione e alla legge applicativa dei referendum n. 352/1970, il nostro Paese prevede, in caso di referendum abrogativo, un quorum partecipativo del 50% più uno degli aventi diritto al voto, mentre non è previsto alcun quorum per il referendum confermativo nel caso di modifiche della Costituzione.


Abbiamo già visto come nel nostro Paese la classe politica abbia spesso stravolto gli esiti referendari con successive leggi e non stupisce, di conseguenza, che lo strumento referendario sia sempre più disertato dagli elettori. Questi i quesiti referendari posti agli italiani dalla Liberazione a oggi, e le relative percentuali di affluenza alle urne:
12 maggio 1974, Divorzio: 87,7%;
11 giugno 1978, Ordine pubblico e Finanziamento pubblico dei partiti: 81,2%;
17 maggio 1981, Ordine pubblico, ergastolo, Porto d’armi e due quesiti su Interruzione gravidanza: 79,4%;
9 giugno 1985, Indennità di contingenza: 77,9%;
8 novembre 1987, Responsabilità civile giudice, Commissione inquirente, Localizzazione centrali nucleari e Contributi enti locali, Divieto all’ENEL per impianti nucleari all’estero: 65,1%;
3 giugno 1990, Disciplina della caccia: 43,36%;
9 giugno 1991, Riduzione preferenze Camera dei Deputati: 62,5%;
18 aprile 1993, Competenze USL, Stupefacenti e sostanze psicotrope, Finanziamento pubblico dei partiti, Casse Risparmio e Monti Pietà, Elezione Senato della Repubblica, Ministero partecipazioni statali, Ministero agricoltura e foreste e Ministero turismo e spettacolo: 77%;
11 giugno 1995, due quesiti su Rappresentanze sindacali, Trattenute contributi sindacali, Contrattazione pubblico impiego, Soggiorno cautelare, Privatizzazione RAI, Concessioni televisive nazionali, Raccolta pubblicità radiotelevisiva, Autorizzazione al commercio, Interruzioni pubblicitarie, Legge elettorale comuni, Orari esercizi commerciali: 58,1%;
15 giugno 1997, Privatizzazione, Obiezione di coscienza, Carriere dei magistrati, Ordine dei giornalisti, Incarichi extragiudiziari dei magistrati, Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali: 30,15%;
18 aprile 1999, Abolizione del voto di lista per l’attribuzione con metodo proporzionale del 25% dei seggi alla Camera: 49,6%;
21 maggio 2000, Rimborso spese elettorali ai partiti, separazione carriere dei magistrati: 32,19%;
15 giugno 2003, Limiti numerici ed esenzioni per l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, Servitù coattiva di elettrodotto: 25,73%;
12 giugno 2005, Procreazione medicalmente assistita 25,6%;
21 giugno 2009, due quesiti sull’elezione della Camera dei deputati e uno sull’elezione del Senato (premio di maggioranza): 23,4%;
12 giugno 2011, Affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica, Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato, Produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare, Legittimo impedimento per le Alte Cariche dello Stato: 54,82%;
17 aprile 2016, Proroga delle concessioni per le estrazioni petrolifere entro le 12 miglia marittime: 31,2%.
L’esistenza del quorum viene da molti contestata in quanto assegna di fatto allo schieramento a favore del NO tutti i voti mancati, che possono in realtà dipendere da tantissimi fattori diversi e non legati necessariamente a una scelta di campo.
Per quanto alcuni risultati siano di tutto rilievo, resta il fatto che questa stampella della falsa democrazia non intacca significativamente il sistema oligarchico. Anche in Svizzera, dove gli strumenti di democrazia diretta sono più affermati che altrove, sono i politici eletti a prendere tuttora il 99% delle decisioni. Per tornare al nostro esempio culinario, è come mettere un solitario porcino in una gigantesca padellata di funghi non commestibili: appena un sentore di democrazia nell’olezzo prevaricante e nocivo dell’oligarchia.


Tornando all'ormai imminente voto, e pur consapevoli del poco che vale per i motivi su esposti, domenica andremo a mettere le nostre schede nell'urna; come dicono in Lombardia, piutost che nient, l'è mej piutost. Naturalmente ci guarderemo bene dall'invitare chicchessia a fare come noi o chi lo farà a optare per una risposta positiva o negativa. Ogni cittadino e cittadina ha diritto a scegliere secondo le proprie convinzioni. Sono valide tutte le opzioni, compreso il craxiano andare al mare e il meloniano potrei ma non voglio. Speriamo solo che questa consultazione sia un'ulteriore occasione di riflessione sullo stato della nostra finta democrazia... magari con l'aiuto del nostro saggio.  

lunedì 25 novembre 2024

La resa dei... Conte


Beppe Grillo ci aveva provato a scardinare dall'interno il Sistema partitico-elettorale, ma c'è poco da fare: se accetti di giocare con le regole dell'Aristocrazia Elettorale, sei costretto prima o poi a aderirvi pienamente, se vuoi essere "efficace". Così, addio "uno vale uno", addio numero limitato di mandati, addio Beppe Grillo... i Cinquestelle sono un partito come tutti gli altri, un accrocchio di professionisti della politica che, dunque, penseranno soltanto alla propria carriera e alle proprie poltrone piccole e grandi. Come tutti gli altri.
Solo quando il novanta per cento della popolazione arriverà a rifiutarsi di giocare alla roulette truccata delle elezioni e, finalmente, a cercare modi alternativi (come quelli che suggeriamo nel nostro "Democrazia Davvero") di amministrare il Paese si potrà veramente cambiare.

Per gli interessati/e, il nostro corposo libretto è in vendita solo su Amazon.



domenica 6 ottobre 2024

La Democrazia a tempo di Foxtrot


Esaurite le prime due edizioni di EdiTasca, il nostro saggio è oggi disponibile su Amazon pubblicato col marchio Edizioni Foxtrot.
La copertina l'avete vista qui sopra. Questa la sinossi di presentazione in quarta di copertina:
"All'indomani delle rivoluzioni americana e francese, la borghesia delle nascenti repubbliche, per evitare che il potere appena strappato ai nobili andasse in mano al popolo, pensò bene di adottare un sistema di governo rappresentativo basato su partiti ed elezioni (a cui affibbiarono impropriamente il termine di Democrazia), sostituendo di fatto all'Aristocrazia di Sangue un'Aristocrazia Elettorale che si perpetua tutt'oggi ed è alla base dell'attuale, miserevole stato della politica. Cambiare, passando a un sistema di reale democrazia, è possibile. La storia ci soccorre con le parole di Aristotele relative al sistema in uso nell’Antica Grecia basato sul sorteggio: “Eleggere è un modo di procedere oligarchico, mentre è democratico tirare a sorte.” Ma è possibile applicare alla complessa società moderna questo metodo utilizzato nel ristretto delle Città Stato e in alcuni Comuni italiani? Sulla base delle esperienze di James Fishkin e Terril Bouricious e degli studi di Yves Sintomer e David Van Reybouck, pensiamo di sì. E vi spieghiamo come."



martedì 25 gennaio 2022

A che serve un presidente?


Con la grancassa di giornali e tivù (e inevitabili riverberi sui social) sta andando in onda l'elezione del presidente della repubblica. Si è partiti dalla "comica iniziale" dell'autocandidatura di Berlusconi per passare poi all'abituale toto-nomi con vecchi arnesi della politica affiancati a "personaggi della società civile" (in realtà legati anch'essi a doppio filo con la politica e gli affari che ci stanno dietro).

Per chi, come noi, desidera il passaggio a una reale democrazia dove a prendere le decisioni siano a turno "normali" cittadini e cittadine, questo ennesimo teatrino è del tutto insignificante. Non perché "tanto sono tutti uguali", ma semplicemente perché con l'attuale sistema di governo la politica nazionale è ormai ridotta a poche scelte di sottobosco utili solo a spostare tra i vari concorrenti locali fettine di potere elettorale. Per il resto, per le decisioni che contano, al posto della MasterCard della pubblicità, c'è la MasterFinanza dell'Europa che, quando vuole qualcosa, fa cadere i governi invisi manovrando come burattini gli utili idioti che non mancano mai, e poi spinge suasivamente il presidente della repubblica a imporre un nome che, toh, è sempre un "tecnico" proveniente dal mondo delle banche.

Perciò, chiunque finisca al Quirinale sarà solo l'ennesima obbediente marionetta di chi detiene davvero il potere. Ci interessa davvero se sarà un uomo, una donna, una persona "presentabile" o un cialtrone patentato? Come diceva il Poeta, "non ragioniam di lor, ma guarda e passa". In attesa di sistemi di governo migliori per i quali continueremo a batterci.

domenica 12 settembre 2021

Il primo passo


"Ogni lungo viaggio inizia con un primo passo" (Lao-tzŭ)

Il viaggio iniziato qualche anno fa sarà sicuramente lungo e pieno di ostacoli. Ora si presenta però l'occasione di intraprendere una nuova e diversa tappa del cammino. Vorremmo farlo insieme ad Alessandro Vignozzi e tutti quelli/tutte quelle che, come lui e noi, si sono stufati/e di un sistema fintamente democratico (fin dalle origini) e hanno una proposta concreta per cambiare le cose mettendo, forse per la prima volta nella storia, il potere davvero nelle mani di cittadine e cittadini, senza esclusioni di razza, sesso e condizione sociale. E quando questo avverrà, il potere sarà di tutti/e e dunque, finalmente, di nessuno.
Abbiamo già parlato del libro di Alessandro e del suo progetto.





Fra qualche giorno, a Firenze, si terrà il primo incontro operativo per dar sostanza e vita alla proposta, e cominciare a fornirgli gambe per la strada da percorrere. Chiunque sia interessato o anche solo incuriosito può partecipare. Sarà sufficiente segnalare la propria intenzione allo stesso Vignozzi sulla pagina Facebook del gruppo de L'Arengo, specialmente se si vuole restare anche per la cena (alla modica cifra di 10 euro) in modo da facilitare la preparazione della riunione. Oppure potete scrivere nei commenti di questo post, e ci pensiamo noi a girare l'informazione agli organizzatori.

Se siete stanchi dello strapotere arrogante e cialtrone dell'Aristocrazia Elettorale, ora potete fare qualcosa per provare a uscire dal pantano della politica dei sedicenti professionisti. Noi ci saremo.




martedì 24 agosto 2021

Sognare insieme


"Se si sogna da soli, è solo un sogno. Se si sogna insieme, è la realtà che comincia", recita un proverbio africano.

L'idea, appena abbozzata ma già convinta, di risolvere i problemi della politica sostituendo il sorteggio alle elezioni mi è venuta più di dieci anni fa dopo aver letto sul libro delle elementari di mia figlia un trafiletto sulla Bulé nell'antica Grecia. L'ho subito pubblicizzata su un apposito blogSono poi andato per altre strade, cercando di cambiare qualcosa "militando" in una specie di movimento presto disciolto. Lì ho però incontrato Maila Nosiglia, insegnante, regista e autrice teatrale, anche lei stanca dell'inconcludenza della politica abituale e a sua volta convinta della bontà del sorteggio. C'è voluto qualche anno di ulteriori esperienze politiche, studio e confronto, per approdare alfine a questo blog e al saggio che raccoglie il risultato del nostro lavoro: "Democrazia davvero".


Strada facendo ci siamo imbattuti (per via libraria, a cominciare da David Van Reybrouck) in altre persone che condividevano il progetto dell'abolizione del sistema elettorale, dando maggiore realtà al nostro sogno.


Oggi scopriamo un ulteriore compagno di strada, Alessandro Vignozzi, che lui pure lavora da dieci anni all'idea, e geograficamente a pochissima distanza da noi (lui a Firenze, noi a Livorno). Come noi, ha raccolto in un saggio di circa 200 pagine le sue riflessioni e la sua proposta, arrivando per diversa via alla nostra stessa convinzione (la copertina l'avete vista in apertura del post. Il libro è in vendita su Amazon). Ci differenziano le modalità attraverso le quali pervenire al risultato del cambiamento. Vignozzi in pratica (seppur con maggiore cognizione di causa e opportune nonché rigorose regole di metodo e di strategia) invita a percorrere la strada del "partito di scopo" destinato a sciogliersi una volta raggiunto il risultato. A me sembra che la strada presenti diverse criticità, ma certo non maggiori di quella indicata nel nostro progetto, e forse con qualche probabilità in più di riuscire a coinvolgere persone e far trovare più rapidamente gambe alla proposta. Trovare un altro viaggiatore che percorre il nostro stesso cammino ci conferma nella certezza che saranno sempre di più, a ogni anno che passa, quelli che sceglieranno di sognare il nostro sogno. Perché, almeno al momento, non ci sono altre strade percorribili e altre vie d'uscita dai sempre più disgustosi e inconcludenti esiti del sistema governato dalle Aristocrazie Elettorali.                                                    

Marcello Toninelli


venerdì 16 aprile 2021

La democrazia delle opinioni e quella dei bisogni


Spiega Giuseppe Duso in un 'intervista che potete leggere qui:
"E' da superare la riduzione della partecipazione all’atto delle elezioni, nel quale ciò che effettivamente si afferma non è la volontà o l’interesse o il concreto della vita di chi vota, ma la sua opinione, con la conseguenza che chi si afferma concretamente è colui che ha la capacità e i mezzi per formare le opinioni. Il compito che ci sta di fronte è invece quello di intendere la partecipazione come il coinvolgimento, non delle opinioni, ma dei bisogni, delle esperienze e delle competenze dei cittadini, di ciò che caratterizza il concreto della loro vita."
Finché continueremo ad affidare il governo del paese a dei politici di professione, ormai quasi totalmente asserviti agli interessi di industria e finanza, non ne usciremo.
Duso aggiunge infatti che "se nel dispositivo concettuale moderno emergono delle contraddizioni, nasce immediatamente la necessità di pensare la politica in modo diverso: si tratta del secondo momento della filosofia politica, quello della proposta, cioè del ‘disegno della città’." La proposta dello studioso è quella di un sistema federalistico, alla base del quale ci sia "l’originarietà non dell’individuo, ma della relazione; la pluralità del popolo; la necessità di intendere il comando nella forma non del potere – rappresentativo – ma della relazione di governo; la partecipazione politica sulla base dei bisogni e delle competenze, e di quelle differenze che solo nei gruppi e nelle aggregazioni possono emergere politicamente e avere una funzione politica, e non nei singoli in quanto tali."
Noi la nostra proposta l'abbiamo avanzata, e può benissimo realizzarsi in forme federative. Se e quando si sedimenterà e diventerà "sentire comune" o almeno ampiamente maggioritario, si aprirà concretamente la possibilità di un cambiamento e della costruzione di una nuova e migliore "città". Fino ad allora, saremo costretti ad assistere ai noiosi e ipocriti balletti della politica elettorale e a dimenticare i nostri bisogni, sottostando a quelli di chi governa l'economia e l'informazione.





Referendum... meglio che niente!

Fra qualche giorno si terranno le votazioni per cinque quesiti referendari. Nel sistema prettamente oligarchico gestito dalle Aristocrazie E...