martedì 28 gennaio 2020

Ritrovare la speranza


Un numero sempre maggiore di persone decide di non votare più. Se alle elezioni regionali di Emilia e Romagna l'affluenza è stata ancora abbastanza alta (oltre il 60%) perché una volta di più i comunicatori dei due opposti schieramenti, Salvini da una parte e le Sardine-piddine dall'altra, sono riusciti a far credere che fossero in ballo le sorti dell'intero pianeta o quasi, in Calabria ci è fermati a un mesto 44%, in linea con quanto succede ormai da almeno vent'anni: un po' di cifre (e riflessioni) le abbiamo postate qui. Altre potete trovarle qui.) 

Cittadini e cittadine disertano le urne per vari motivi: alcuni non trovano più un organismo politico che ne rappresenti le istanze, altri lo fanno per protesta contro la pessima gestione della cosa pubblica o per sfiducia nell'attuale ruolo della politica e/o nel comportamento dei politici quotidianamente pescati con le mani nel sacco in casi di corruzione e intrallazzi vari.
Quasi l'80% degli astenuti totali in precedenti elezioni ha dichiarato di non potersi o non volersi collocare politicamente (fonte: Ipsos Public Affairs). Secondo un’indagine di Cmr Intesa Sanpaolo per La Stampa, la maggioranza degli elettori italiani (52%) , non si sente vicina ad alcun partito: “A prendere sempre più piede sembra quindi essere il partito dell’astensionismo, o del potenziale astensionismo […] Per il 37,4% i politici non si interessano alla gente comune, per il 27,5% votare è inutile, tanto le cose non cambiano e per il 15,2% i partiti fanno schifo. Accanto a questa distanza che sembra dividere gli elettori dal mondo politico, c’è la concezione che le tradizionali categorie di destra, centro e sinistra non abbiano più significato (questo è vero per il 75% degli intervistati)”.

Nell'insieme, delusione, sconforto, frustrazione, disgusto. E, soprattutto, rassegnazione: chi ha deciso di astenersi per sempre, non si aspetta più niente dalla politica.



E se la Sardine di turno (come prima di loro i Girotondi...), con le loro facce fresche di gioventù sono brave a riportare qualcuno al voto contro il Nemico, anch'esso di turno (prima i Comunisti oppure Berlusconi, ora Salvini e il Ritorno del Fascismo, domani chissà), appena passata l'ubriacatura e verificato una volta di più che i politici, anche nell'Emilia che fu "rossa" ed è ormai tristemente piegata ai diktat europei come il resto del Paese, restano dei meri professionisti in carriera interessati solo a sé stessi e abili unicamente nel candidarsi a nuove poltrone (tanto ci sono ogni mese altre elezioni, e quando i posti sono già tutti occupati basta creare una nuova provincia o dividere in due qualche regione, per farne nascere altri dal nulla), torneranno lo sconforto, il disgusto e la rassegnazione. Inevitabile, quando giornali e televisioni ti informano quotidianamente che non c'è alternativa: o la democrazia parlamentare o la tirannia!
Peccato che sia falso. Oltre a quella che chiamano erroneamente (e sfacciatamente!) democrazia e alla tirannia (che ne è uno dei naturali esiti, ne abbiamo già parlato), esiste una terza possibilità: il passaggio a una reale democrazia senza partiti, parlamento e politici di professione. 


Per sapere come potrebbe funzionare, nella complessa civiltà odierna, una vera Democrazia che metta il potere decisionale davvero in mano al popolo, leggetevi il libro di Van Reybrouck o il nostro. O, per cominciare a farvene una mezza idea, date un'occhiata al resto del blog, e in particolare a questo post. Perché non c'è niente di più triste e distruttivo della rassegnazione. E sperare si può ancora e si deve, per quanto difficile o utopico possa sembrare riuscire a cambiare sistema.
Sapere che un altro modo di far politica esiste, è il primo passo per tornare a sorridere.







A che serve un presidente?

Con la grancassa di giornali e tivù (e inevitabili riverberi sui social) sta andando in onda l'elezione del presidente della repubblica....