giovedì 1 agosto 2019

Chiamare le cose col loro nome


In un lungo articolo su Micromega, parlando del PD (che considera partito di destra che si spaccia per organizzazione di centro-sinistra) Paolo Flores d'Arcais sostiene la necessità di "chiamare le cose con il loro nome", affermando che questa non sarebbe "operazione secondaria", ma anzi "essenziale componente dell'azione, della praxis".

Noi abbiamo grande simpatia per il direttore di Micromega. E' stato forse uno tra i primi, in Italia, a invocare l'adozione del sorteggio in politica, sia pure limitatamente ai seggi corrispondenti alla percentuale dei non votanti (ne parliamo ampiamente nel nostro saggio).

Ci piacerebbe perciò che lasciasse perdere le analisi del sangue degli attuali partiti politici: Bernard Manin l'ha già spiegato che ormai siamo alla "politica dello spettacolo" e nessun partito fa più riferimento a ideologie, se non strumentalmente per raccogliere più voti in funzione di quello che è ormai l'unico scopo dell'Aristocrazia Elettiva, cioè perpetuare la propria occupazione degli spazi di potere (abbastanza risibile anch'esso, nei fatti) per garantirsi lauti compensi e facile accesso a occasioni di corruzione che l'arricchiscano ulteriormente. Per il resto, Destra e Sinistra sono ormai concetti vetusti che significano ben poco. Meglio dunque occuparsi della natura del sistema, cominciando con quello di governo e lavorando per il passaggio a una reale democrazia nella quale siano cittadine e cittadini, in prima persona, a prendere le decisioni per la guida del proprio Paese.

Invitiamo perciò Flores d'Arcais ad applicare a questo tema, a nostro parere ben più significativo e veramente "rivoluzionario", la sua grande intelligenza. Sarebbe un peccato continuare a sprecarla stando dietro alle pseudocollocazioni ideologiche dei sedicenti partiti.



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