In un articolo di Ippolita Luzzo sulla rivista online Pangea, Paolo Ercolani (autore del saggio "Figli di un io minore") sostiene che il suffragio universale è "un lusso che non ci possiamo più permettere." E propone di togliere il diritto di voto a chi non ha un sufficiente "grado di conoscenza e consapevolezza rispetto ai rudimenti dell’educazione civica, della teoria politica, del diritto costituzionale e della storia patria".
Come si vede, è solo l'ennesimo tentativo di aggiustare (in senso elitario) il "governo dei migliori" che da sempre sta teoricamente alla base del sistema politico basato su "rappresentanti".
Invece di dar la colpa alla parte meno "preparata" del popolo, il signor Ercolani dovrebbe forse fare uno sforzo di fantasia (o almeno leggere un libro come "Contro le elezioni" di David Van Reybrouck) e valutare se il problema sia davvero nella universalità o invece nel suffragio, perché finché si continuerà a votare qualcuno nell'illusione che possa davvero rappresentare gli interessi dei comuni cittadini e cittadine, non sarà un escludente attestato di studio assegnato o meno ai votanti a rendere migliori le cose: visto che a decidere le candidature dei parlamentari in lizza continuerebbero a essere i partiti, l'Aristocrazia Elettorale che decide al posto nostro resterebbe la stessa e continuerebbe a fare gli interessi propri e di chi la finanzia. Al massimo renderebbe più probabile l'elezione degli amici di Ercolani.
Noi preferiamo la democrazia. Quella vera, non quella dei saggisti al servizio del potere.
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