giovedì 5 settembre 2019

I guitti al potere



Scrive il giornalista Matteo Pucciarelli su Facebook:

"Qual è il prezzo?
Premessa: Salvini non è più ministro ed è una splendida notizia. Fine della premessa.
Ma alla fine di questa poco edificante vicenda politica estiva, mi domando solo quale sarà il prezzo da pagare in termini di credibilità della politica - o forse dovrei dire della democrazia.
Salvini, un uomo patetico e pericoloso oggi abbiamo compreso anche per sé stesso, ormai riesce a dire due o tre cose opposte nell’arco di una sola frase, né si preoccupa più di sembrare per questo mentalmente labile; Di Maio e i 5 Stelle sono dei recordman in fatto di promesse ritrattate, impegni disattesi, battaglie abbandonate; il Pd non è da meno e quelli che ieri erano sprezzantemente chiamati «cialtroni» oggi sono diventati alleati di governo.
Fosse una commedia sarebbe anche divertente, tra colpi di scena, tradimenti, inimicizie, amori finiti, altri rinati, colpi bassi, accuse, controaccuse e così via. Solo che non dovrebbe essere uno spettacolo ma qualcosa di molto più serio che riguarda le vite di tutti. 
Sono finite le ideologie, sì, abbiamo capito. Ma allora cosa rimane? Lo show senza esclusione di colpi? Sempre più elettrico, che ti tiene incollato allo schermo, un clic per mettere un cuore a un tweet o per votare un accordo di governo, quando poi invece questa specie di serie di Netflix ti lascia vuoto, solo, perché non puoi più davvero fidarti di lei, cioè della politica?
Se tutti sappiamo che i partecipanti allo spettacolo possono raccontarti tutto e il contrario di tutto a seconda della convenienza del momento, della politica cosa ne sarà?
Il prezzo - io credo - sarà un dibattito sempre più inquinato, ancora più di oggi, dal fetore asfissiante di propagande contrapposte. Tifosi sfegatati contro tifosi sfegatati, irrazionali e puerili. Allo stesso tempo sempre più persone invece cambieranno canale, sfiduciate, pensando che la-politica-fa-schifo. O che non è cosa per loro. La politica sequestrata, in mano a pochi abili guitti; la politica privatizzata, dove trovano spazio solo ultras e signorsì. (...)  Ci resta il sarcasmo, lo sfottò, per prendere le distanze da questa politica. Ma poi anche quello ti lascia impotente e insoddisfatto. 
Il prezzo da pagare - io temo - sarà altra disaffezione, quindi altro disprezzo, quindi ulteriore delegittimazione della politica. Tutti sentimenti che alla lunga portano sempre e comunque acqua al mulino di squali e masnadieri."



Sentimenti e preoccupazioni condivisibili. Però, se Pucciarelli non vede un'alternativa a tutto questo, è solo colpa della sua pigrizia nell'informarsi, perché se leggesse almeno "Contro le elezioni" di David Van Reybrouck (Feltrinelli) scoprirebbe che il problema è (quasi) tutto in quella parolina che ha usato all'inizio del suo articolo: Democrazia. Finché non capirà che l'inganno sta tutto lì, e che l'attuale sistema di governo è una Oligarchia (o Aristocrazia Elettorale come la chiamava Rousseau... toh, proprio proprio il nome della piattaforma dei Cinque Stelle!), continuerà a macerarsi tra i dubbi e lo sconforto.


Noi sappiamo che una via d'uscita c'è: una reale democrazia. Difficile riuscire ad approdarvi? Addirittura impossibile? Forse, ma anche solo sapere che la possibilità esiste ci rasserena. E ci fa perdere ogni interesse per le beghe da cortile di una politica che di democratico ha solo un'etichetta posticcia.  




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