In un articolo del Corriere della Sera, Mauro Magatti ci informa che secondo una ricerca statunitense, in 27 Paesi di tutto il mondo il 52% degli intervistati non è contento dello stato della democrazia nel proprio Paese. Questa è la media. Nei singoli Paesi le cose sono un po' diversificate: nel Nord Europa sono più soddisfatti (65% in Olanda e Svezia, 56% in Germania), mentre al Sud molto meno (Grecia 16%, Spagna 20%, Italia 29%). E aggiunge: "Ovunque si è peraltro convinti che ben poco cambia al variare di chi vince le elezioni".
L'articolista ne desume che tutto dipende dal grado di efficienza istituzionale. I nordici sono bravi amministratori, i meridionali incapaci e magari pure corrotti. I giornaloni istituzionali non sono nuovi a queste letture un po' razziste dei dati provenienti da ricerche di vario genere. Crediamo che sia possibile, in realtà, dare letture alternative di questi dati... ma prima completiamoli.
Andando avanti, il Corrierone scopre addirittura l'acqua calda: indipendentemente dal Paese e dall'efficienza del suo governo (a dimostrazione che questo non c'entra molto?), i ricchi e i benestanti sono molto più soddisfatti di come vanno le cose rispetto ai poveri e agli emarginati! Chi l'avrebbe mai detto?
Naturalmente (e non ci dimentichiamo che l'opportuno articolo appare sotto elezioni, Europee e amministrative) la soluzione per "rilanciare l'ordine democratico" è tutta nella "capacità delle istituzioni di ottenere risultati in termini di bene comune."
Sapete come la pensiamo sulla sedicente "democrazia" di cui parla l'articolista: si tratta in realtà di un sistema oligarchico gestito da una Aristocrazia Elettiva (come la chiamava Rousseau) che si autoriproduce e perpetua, foraggiata in vari modi dai "soddisfatti" del Sistema. Ma veniamo alla lettura di questa ricerca: i popoli latini sono davvero così "brutti e cattivi" per natura? Se così fosse, il solerte Magatti starebbe sprecando il suo fiato: abbiamo i governanti che ci rappresentano e ci meritiamo, e non c'è speranza che le cose possano cambiare... a meno di non cedere del tutto le leve del governo del Paese a un'Europa (in gran parte ce le hanno già tolte... ma, chissà perché, senza risultati apprezzabili, anzi!) a guida germanica. Non sarà che ingabbiarci in un'Europa puramente economica e legarci a una moneta unica (che, la storia ce lo insegna, unendo Paesi con economie più e meno forti, favorisce sempre le prime) costruita a misura dell'ex marco tedesco ha impoverito ulteriormente le nazioni più deboli? Difficile avere istituzioni "efficienti" in Paesi le cui economie vengono devastate scientificamente.
Ed è anche normale che i Paesi che hanno tratto beneficio dall'Unione, vuoi perché si sono tenuti fuori dall'euro (Regno Unito, paesi scandinavi...), vuoi perché sono quelle che ne traggono programmaticamente i maggiori vantaggi, siano le meno preoccupate per le sorti del sistema di governo. Senza contare che alcuni di questi sono anche tradizionalisti: le citate Olanda e Svezia mantengono ancora, nel terzo millennio, una figura istituzionale medioevale come il Re!
Forse, allora, i cittadini dei Paesi meno soddisfatti non sono dei bruti insensibili alla democrazia, ma semplicemente persone più consapevoli (per averne assaggiato gli effetti sulla propria pelle) di come il meccanismo sia truccato, di come i governanti che pretenderebbero di rappresentarci siano in realtà un ceto sociale "a sé" che fa i propri interessi e quelli di chi li finanzia, mentre la popolazione rimanente non ha nessuna possibilità di intervenire sulle scelte di governo che poi, guarda caso, peseranno solo su di essa.
A costo di suonare come dischi rotti, lo ripetiamo una volta di più: l'unica via d'uscita da questa situazione è una reale democrazia, senza Aristocrazie Elettive né "Uomini della Provvidenza". Il resto sono chiacchiere buone per riempire le pagine del Corriere della Sera.
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