Chiunque analizzi, anche senza andare molto in profondità, il sistema di governo che ci hanno abituato a chiamare democrazia si rende facilmente conto che nella struttura basata su partiti, elezioni e parlamento di democratico non c'è proprio niente. Il presunto "governo del popolo", in realtà risulta fatto in modo da impedire a cittadine e cittadini di decidere alcunché, se non la periodica scelta di sigle e candidati preconfezionati per mandare al governo del Paese poche persone facenti parte di una ristretta cerchia di "professionisti della politica", corruttibili e manovrabili da chi davvero muove i fili della gestione del Paese.
Se (ormai lo ammette candidamente persino Eugenio Scalfari, che di questo sistema è il primo paladino) il nostro sistema è - dalla nascita - una tipica oligarchia, che ci sarebbe di male a chiamarla col suo nome? Il fatto è che "oligarchia" è una brutta parola, e chi si ammanta dei panni di cavaliere senza macchia e senza paura proteggendosi dietro lo scudo della parola "democrazia", perderebbe molto del suo appeal e capacità di convinzione se ammettesse di essere invece il difensore di un "governo dei pochi", il paladino di una "casta" di carrieristi della politica che hanno come unico interesse, appunto, solo la propria carriera.
E allora facciamo un giochino: proviamo a sostituire, nei titoli di alcuni giornali pescati casualmente online, alla parola "democrazia" quella che esprime la reale natura dell'attuale sistema di governo dei paesi occidentali e occidentalizzati, "oligarchia", e - come diceva Jannacci in una sua fortunata canzone - vediamo "l'effetto che fa". Forse, così, sarà più facile cominciare ad accorgersi che qualcuno ci sta prendendo in giro da un paio di secoli.
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