sabato 26 settembre 2020

C'è scritto sul giornale

Perché si parli di sorteggio sui media nazionali ci vuole una sparata di Beppe Grillo. Che, per fortuna, ogni tanto la fa, costringendo i giornali e le tivù a parlarne. Naturalmente, la RAI governata dai partiti, e giornali e canali televisivi padronali lo fanno prendendo le distanze. In due modi: o ironizzando, a evidenziare come il tema sia talmente ridicolo da non meritare altro che un sorriso di sufficienza, o argomentando seriosamente sciorinando gli abituali luoghi comuni sulla Costituzione o citazioni più o meno a vanvera di Lincoln o Churchill. In entrambi i casi riescono a dimostrare una cosa sola: di ignorare tutto quello che riguarda la materia, non essendosi minimamente applicati allo studio della stessa.

Per fortuna esistono ancora, nell'informazione, alcuni spazi indipendenti frequentati da professionisti dalla mente abbastanza aperta. E' il caso de il Fatto Quotidiano che ha ospitato in questi giorni un articolo di Mario Staderini. Potete leggerlo per intero nell'immagine qui sotto.


Scoprire in questi rari casi che il tema non appassiona solo i pochi, ancorché convinti, frequentatori del nostro blog e i lettori del nostro libro o di quello di David Van Reybrouck, ci rasserena. E ci consola leggere quello che scrive in proposito il giornalista: "Il sorteggio può essere utile per la democrazia, oppure è roba da alchimisti? Chi fa passare il tema come l'ultima boutade di Beppe Grillo, con reazioni ironiche e paure antisistema, è affetto da grillofobia o da ignoranza."


E non possiamo che sottolineare altre frasi: "La crisi delle democrazie rappresentative è un fenomeno globale. Molti studiosi hanno indicato nelle elezioni il vero punto debole: non rappresentano la popolazione, cancellando i temi scomodi ai partiti e favorendo il prevalere dei gruppi di potere rispetto all'interesse generale", e "le assemblee di cittadini superano la contrapposizione tra maggioranza e opposizione, entrata in crisi in un'epoca di campagna elettorale permanente e di polarizzazione esasperata", terminando con "nelle assemblee di cittadini, che sono forme di democrazia rappresentativa (con la sorte che sostituisce le elezioni), si realizza al meglio il principio del conoscere per deliberare".

Certo, Staderini tende a sopravvalutare lo strumento del referendum: se nei due casi da lui citati si è avuto un esito "progressista", in altri casi che citiamo nel nostro saggio ci sono state bocciature secche di impronta omofobica. E anche l'idea delle Assemblee di Cittadinanza chiamate a "coadiuvare" il governo continua a sembrarci minimalista, nonché pericolosa. Il citato Van Reybrouck, insieme al politologo Terrill Bouricius (nell'ordine, nelle due foto sotto) hanno studiato un'architettura istituzionale alternativa al Parlamento decisamente più razionale quanto rivoluzionaria di cui abbiamo già parlato su queste colonne. Per quello che ci riguarda, continueremo a sostenere quella.



Siamo dunque contenti di vedere approdare, con una certa cognizione di causa, l'argomento del sorteggio come possibile strumento di governo sulle pagine di un quotidiano nazionale e confidiamo che il tema venga portato sempre più spesso alla ribalta e alla conoscenza di cittadini e cittadine abitualmente martellati, e frastornati, dal tifo partigiano che infiamma le cronache politiche dei giornali e dei talk show televisivi. C'è sempre più bisogno di una pacata riflessione lontano dalle risse strumentali dei politicanti in tivù e nelle piazze.



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